L’altro giorno sono stata a Big Rock.
Ho scritto questo post, ma solo oggi ho il tempo di pubblicarlo. Enjoy (:
Levataccia stamattina.
Ho dormito poco, ma è bastato il primo ‘bip’ della sveglia a farmi saltare in piedi bella pimpante.
Dopo più di due ore di strada (persino il TomTom qui a Roncade perde il senso dell’orientamento) approdo in un parcheggio desolato. L’atmosfera mi sembra subito diversa dall’altra volta in cui ero stata qui. I rumori che sento ricordano più un cantiere edile che una scuola di computer grafica.
E, in effetti, quando entro ci sono scatoloni ovunque, biciclette ovunque (?), avvitatori e tavoli e sedie e pannelli di compensato e cassette degli attrezzi. Ovunque.
Mi chiedo cosa stia succedendo..
Pochi minuti ed è Marco a dissipare ogni mio dubbio. Mi spiega che alla fine di ciascun master si riordina tutto e si prepara la scuola per i nuovi masteristi, perché è bello che trovino tutto nuovo e pensato apposta per loro. A questo giro, poi, visto che c’è una ‘valangata’ di iscritti è proprio una rivoluzione.
Marco mi fa fare un tour per i tre piani dell’edificio, mi presenta alcuni dei ragazzi (studenti, alcuni dei quali si stanno improvvisando arredatori d’interni), mi ‘scalda l’atmosfera’. Dopodiché mi molla una 5D Mark III tra le mani e scompare.
Ora tocca a me.
Oggi ho capito che Big Rock è un luogo di sfide, dove tutto ciò che fai si trasforma in un’occasione per metterti alla prova e tirare fuori il meglio che puoi.
Così inizio a girovagare per aule e corridoi e, cercando di non disturbare chi è al lavoro, sbircio e fotografo tutto ciò che cattura la mia attenzione. Non so bene perché, nè con quale logica, vado semplicemente d’istinto.
Ed è sempre l’istinto (o forse l’inguaribile curiosità) che mi porta, pochi minuti dopo, a scavalcare il cancello di una ex base missilistica qua vicina insieme a Leo, uno dei Red, che mi spiega che quello è il loro parco giochi, dove si recano se hanno esercitazioni da fare, come in questo caso, o per farsi la guerra con le pistole ad aria compressa. Niente di più normale, no?
Finita l’esplorazione torniamo a scuola, dove qualcuno sta lavorando sodo. E prima di andare a pranzo esco dalla stanza con nelle orecchie un mucchio di termini strani tipo ‘flattalo’, ‘togli lo specular’, ‘ricomposita’, ‘fammi lo still’…di cui posso solo intuire il significato, ma che vorrei tanto comprendere al 100%.
Pranziamo tutti assieme in una specie di mensa gratis (non ho visto nessuno tirare fuori il portafogli per pagare, devo qualcosa a qualcuno??) dove non ho problemi con le mie fisse alimentari perché è tutto a buffet e nessuno viene a farti storie se sei vegan o di qualche altra specie.
Mi sento a mio agio, anche se forse da fuori non si direbbe: parlo poco, ma è solo perchè mi piace ascoltare. E guardare con occhi ancora un po’ estranei ciò che presto mi sarà familiare. Certo che, visti così, qui sembrano tutti un po’ pazzi…
…e io mi sento già un po’ Big Rocker. (:
Ci tenevo a postarlo, è stata una mattinata ‘top’.
E grazie Franco e Maria che mi avete fatto da taxi (:
Qui sotto il video dei Red che terminano la loro avventura a BigRock, alcuni di loro li ho conosciuti!
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